[ passo.
e nel mio passare, passo per momenti in cui la sagoma del passante, l’altro, si scaglia dritta contro la coda dell’occhio, il mio. l’ombra dell’ignaro diventa un nero nucleo gravitazionale che inesorabilmente attira a sé le mie orbite oculari e in pochi istanti tutto me stesso. tutto fino all’obiettivo che mi porto dietro e che nel suo frapporsi eroico tra la mia e la faccia buia dell’altro, riesce a interrompere la mia deriva inerme verso l’ignoto tizio profondo.
la presenza controluce di un altro mi prende sempre in controtempo, mi smarrisce dalla mia strada per orientarmi ai suoi passi, alle luci verso cui cammina e all’ombra propria, esposta senza riserbo e senza contezza. senza riguardo continua il suo percorso, gli basta un passo per uscire dal mio campo visivo. un batter d’occhio e scompare oltre l’orizzonte degli eventi, assorbito dal buio.
eccolo. passa. ]
–
[ I pass by.
and in my passing I pass by moments in which the silhouette of the one who is passing by, the other one, pounces directly on the corner of the eye, the one of mine. the unaware shade turns into a gravitational black hole which inexorably attracts my eye orbits and all of me in a while. all up to the lens I hold back which heroically interposes between my face and the other’s dark side, getting to stop my unarmed drift toward to the wild guy yonder.
the presence of a backlit one hits me with a backbeat, misplaces my pathway for orienting me to one’s steps, to the light he heads to and to his own shade, that is exposed with no tact nor cognition. with no regard he carries on his way, a step is enough for exiting from my visual field. a blink and he disappears beyond the event horizon, absorbed by the darkness.
that is. he passes by. ]
2013-2016 © Giancarlo Colloca